sabato 25 aprile 2009

LA NOSTRA OSTENTATA ESIBIZIONE, IL LORO DOLOROSO SANGUE: IL COMMERCIO DEI DIAMANTI

L’ edonismo ci ha portato allo sfacelo, o per come la pensiamo, li ha portati.




Forse è proprio questa terza persona plurale a rassicurare l’essere umano ricco e occidentale. Ci tiene lontano, in una sfera asettica, quasi isolati dal vero mondo crudele e disastroso creato proprio dalla nostra ingordigia e dalla nostra brama ansiosa di apparire.
Il ricco è lì, agiato, sorridente e compiaciuto del suo nuovo capo d’abbigliamento, del suo nuovo monile prezioso, della sua opulenta vita da sfoggiare agli altri, perché non esiste battaglia più furiosa di quella fatta a colpi di banconota.


Addentriamoci nel particolare. Parliamo delle pietre preziose, i diamanti ad esempio.
Analizziamo la parola “prezioso”, sinonimo di valore, di un costo elevato, di un orgoglio da vantare; su molti dizionari trovi scritto: “costoso, di grande valore materiale, volutamente ricercato”. Continuiamo questo gioco etimologico, addentriamoci nei significati dei termini, smembriamo le parole che noi, esseri umani, abbiamo creato (e che forse con il passare del tempo abbiamo pure dimenticato): “materiale” ossia “composto da materia, che concerne l'aspetto apparente, contrapposto allo spirito” qualcosa di puramente passeggero dunque, ben lontano dai valori e dalla idea di immortalità a cui il pensiero umano ambisce.
Ecco, svelato l’arcano (non poi così difficile con uno spirito critico). Ogni pseudo giustificazione alla esibizione e allo sfoggio di questi “sassi” (non vedo differenza alcuna –nda) inizia a vacillare; quello che seguirà, se letto con lo spirito morale e critico che ci dovrebbe contraddistinguere e differenziare dalle macchine, le dovrebbe demolire del tutto.

Parliamo della guerra dei diamanti.
Dagli inizi degli anni Novanta in gran parte della zona sub sahariana che si affaccia sull’atlantico (come Angola, Liberia, Sierra Leone, Repubblica democratica del Congo) si svolge una orribile guerriglia sanguinosa quanto invisibile ai nostri occhi.




I gruppi armati di ribelli, fomentati dai signori della guerra, hanno trovato un ottimo canale per ricevere le armi che celano il potere, il controllo sulle loro terre. Le scambiano con i diamanti, appunto.




Costringono le popolazioni locali a lavorare schiavizzate e torturate nella ricerca di queste pietre, perché il terrore è la motivazione più efficace perché il lavoro sia fatto bene e alla svelta.
Il fratello africano forse nemmeno sa a cosa servano queste cose rilucenti, forse pensa siano cibo, o materiale per costruire, spera che almeno servano a qualcosa di utile. Ma più probabilmente non se lo domanda affatto, perché il pensare toglie del tempo al lavoro, e lo scansafatiche non ha vita lunga laggiù.









I dati, riassunti da Amnesty International, sono i seguenti: solo in Sierra Leone (dove si riesce ad investigare) questa guerra ha causato più di 370.000 morti, molte centinaia di migliaia di arti mutilati (“manica lunga o manica corta?” chiedevano gli aguzzini alle vittime), stupri, sparizioni, rapimenti e arruolamenti forzati di bambini e milioni di sfollati (i villaggi nei pressi delle zone diamantifere vengono rasi al suolo così da non permettere il loro sfruttamento da parte di altri cercatori).
Il tutto illegalmente, manco a dirlo. Il tutto con aziende europee e americane, manco a ridirlo.
Nel dicembre del 2000, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha mostrato al mondo il legame diretto tra il commercio illegale dei diamanti e i massacri nel continente africano. Il 2000 è anche l’anno del “Processo di Kimberley” (dalla città sudafricana dove si riunirono i membri delle organizzazioni diamantifere mondiali), entrato in vigore nel 2003. Consiste in una certificazione del commercio dei diamanti che ricrea il percorso di ogni pietra dal negozio al luogo di provenienza, così da garantire che il diamante è "conflict-free", ossia lavorato senza conflitto.
Nell’autunno del 2004 Amnesty International e Global Witness hanno effettuato una inchiesta per verificare il funzionamento di queste norme. I risultati, senza grosse sorprese, sono stati alquanto deludenti: solo in Svizzera (che segue l’andamento di molti altri paesi europei) circa 500 negozi sono stati implicati nell'inchiesta, solo 56 hanno risposto, e tra questi solo 11 hanno dichiarato di richiedere sempre il certificato “conflict-free” e solo 7 emettono insieme alla fattura una garanzia scritta per il loro cliente. Una buona media, non trovate?

Questo articolo porta solo un’infarinatura generale, basandosi su materiale reperibile in vari siti internet e da libri facilmente trovabili da qualsiasi rivenditore: un altro esempio di come la non curanza, la superficialità e la forzata e voluta cecità dell’essere umano che vive nel totale benessere possa eclissare fatti così crudeli, inumani e purtroppo quotidiani che avvengono sul nostro Pianeta.





Quel diamante, quella pietrucola luccicante che sta sul vostro dito o intorno al vostro collo, incastonata in un monile di stupida appariscenza, racchiude in sé ettolitri di sangue umano, brandelli di carne e arti amputati di nostri fratelli, inconsapevoli che il loro dolore e la loro vita distrutta servano per un insulso vanto, per un semplice “mi piace, lo voglio”.



Non è uno sfogo destinato a rimanere tale, è pure un monito, un “ricordiamoci che” sulla nostra “amata” Terra non esistiamo solo noi, e che ad ogni nostro gesto corrisponde un’azione passata, presente o futura (che troppo spesso si riflette su altre persone, sicuramente più innocenti e inconsapevoli di noi).

lunedì 6 aprile 2009

UN ARCOBALENO DI DIVERSITA'

Recenti novità nel campo dell'immigrazione..sono emersi dai dossier Caritas infatti i numeri e le statistiche riguardanti le presenze di stranieri in Italia. La crescita esponenziale che si può notare negli ultimi anni dimostra come nella nostra penisola la presenza di extracomunitari stia diventando davvero massiccia, ma soprattutto indispensabile ai fini del mercato e dell'economia italiana.



Contiamo oggi 4 milioni di persone, di cui 500.000 solo nell'ultimo anno, con un incidenza del 6.7 % sul totale della popolazione (si pensi che a Brescia un lavoratore su cinque è straniero, a Milano il rapporto e uno a sette). A tutti gli effetti alla crescita economica dell'Italia concorrono anche loro ed in maniera non indifferente, visto che il 9% del PIL deriva dal loro regolare lavoro;



inoltre a livello di criminalità (diferentemente da quello che la TV vorrebbe indirizzarci a pensare...!!), hanno all'incirca lo stesso tasso di reato degli italiani.



E allora..perchè tutto questo accanimento mediatico, questa campagna di terrore verso una parte dell'Italia che nè più nè meno è parte del sistema?! Come si può mancare di rispetto a chi, con difficoltà, ha lasciato il proprio paese per scelte "obbligate" ed è ripartita da zero?

L'italiano non è un mafioso, il politico non è un ladro e l'extracomunitario non è inferiore.. L'essere umano sceglie quale strada seguire e potrà solo diventare un mafioso, un ladro o un killer..
Ricordiamo la "sparata" di un politico locale della Lega, che lanciò sul quotidiano "L'Adige" la proposta di separare gli studenti stranieri da quelli italiani..ed a ben pensare non tanto diverso da quello che fece Hitler con gli Ebrei..se non ricordo male!!






I bambini non sentono distinzione di razza, di religione o di quant'altro...l'innocenza dei bambini non ha nulla a che vedere con la politica dei grandi e forse sarebbe proprio la politica dei grandi a dover imparare qualcosa dai parchi giochi, dagli asili e da quei pochi centri di aggregazione giovanile che sono rimasti.

Inoltre nei molti casi di integrazione di famiglie all'interno della comunità, sono stati proprio i più giovani negli asili e nelle scuole a dimostrare il loro distacco, del tutto spontaneo, da questa idea di diversità e disuguaglianza sociale..semplicemente la saggezza di quell'innocenza e la mancanza di presupposti che noi consideriamo validi perchè siamo "grandi", sono le armi contro la discriminazione razziale e le diversità...fermiamoci, osserviamo ed ascoltiamoli in silenzio..saranno loro ad abbattere le frontiere che ci siamo creati, vivendo e crescendo insieme, aiutandosi e tendendosi la mano nei momenti di difficoltà!!

"Se c'è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino, dovremmo prima esaminarlo bene e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi." Carl Gustav Jung - psichiatra svizzero

IL NOSTRO SILENZIO SUL DARFUR





"Il carnefice ballava mentre il sangue della bambina gli colava addosso"di DAOUD HARI e tratto dal giornale de LA STAMPA del 22.04.2008
Quella sera, mentre aspettavo il ritorno di alcune squadre che si erano avventurate ai margini di quel grande campo, un amministratore uscì dal suo ufficio e mi vide. «Daoud!» esclamò. «Che ci fai qui?».Sapeva che la legge vietava a un rifugiato in Ciad di fare il lavoro che stavo facendo, quindi mi incamminai lentamente verso di lui, prendendomi il tempo di riflettere. Ero a metà strada quando un uomo non ancora quarantenne, con una veste sporca e lacera e uno scialle sulla testa, sbucò all’improvviso dalla boscaglia che circondava il campo e venne verso di me. Sembrava molto agitato, e forse un po’ demente. Il suo viso irradiava dolore come una stufa il calore. Mi afferrò la mano e la tenne stretta, dandomi dei leggeri buffetti.«Tu sei uno zaghawa» disse «e devo dirti qualcosa in privato».Dopo un breve tratto nella boscaglia mi invitò a sedermi con lui sulla sabbia. La moglie dell’uomo si avvicinò: «Non c’è più con la testa. Per favore, non fargli domande». Ma io vedevo che quell’uomo aveva bisogno di sfogarsi, quindi chiesi alla moglie se potevo semplicemente ascoltarlo, poiché due zaghawa devono essere amici comunque. Lei acconsentì e si tenne a distanza, passeggiava avanti e indietro e ci osservava.Venivano del Darfur settentrionale. Il loro villaggio era stato attaccato e distrutto qualche mese prima del mio.«Tutti fuggivano il più velocemente possibile. Mia moglie stringeva tra le braccia il nostro figlioletto di due anni, e correva in una certa direzione fra gli arbusti. Grazie a Dio era la direzione giusta. Io ho preso la mia bimba di quattro anni, Amma, e siamo scappati in tutta fretta in un’altra direzione. Quando loro mi hanno preso, i janjaweed, ho lasciato andare la sua mano e le ho detto di fuggire. Ma lei invece di correre è rimasta a guardare fra i cespugli mentre quelli mi picchiavano e mi legavano a un albero con le braccia dietro, così» e con le braccia formò un anello dietro la schiena.«Uno dei janjaweed ha cominciato a torturarmi. Mia figlia non ha retto quella vista e si è precipitata verso di me, gridando: “Abba, Abba”». A quelle parole, “Papà, papà”, l’uomo fu soffocato dall’emozione e fece una lunga pausa.«Il janjaweed che mi aveva legato all’albero ha visto mia figlia correre verso di me e ha abbassato il fucile per infilzarla con la baionetta. Ha spinto con forza e la lama le ha trapassato lo stomaco da parte a parte. Lei seguitava a urlare: “Abba! Abba!”.«Poi lui ha sollevato il fucile piantato nel corpo di mia figlia, con il sangue di lei che gli colava addosso. Si è messo a ballare reggendola in alto e ha gridato ai suoi amici: “Guardate, sono o non sono un duro?”. E loro rispondevano in coro: “Sì, sì, sei un duro, un duro, un duro!” mentre uccidevano altre persone.«Mia figlia mi chiedeva aiuto con gli occhi, tendeva le braccia verso di me in preda a un’atroce sofferenza. Cercava di dire “Abba”, ma dalla sua bocca ormai non usciva alcun suono.«Ci ha messo molto tempo a morire, il suo sangue colava, rosso e fresco, su quel… cos’era mai? Un uomo? Un demonio? Era tinto di rosso dal sangue della mia bambina e ballava. Cos’era?».Quell’uomo aveva visto il male e non sapeva dargli un nome. Voleva una risposta, e voleva sapere perché la sua bambina avesse meritato tutto questo. Poi, dopo aver pianto un po’ senza parlare, mi disse che adesso non sapeva più chi era. «Sono una donna che deve restare in questo campo, o un uomo che deve andare a combattere, lasciando moglie e figlio senza protezione?». Mi guardò come se potessi fornire una risposta alla sua vita. Una risposta che non ero in grado di dargli. «Sei ancora vivo» dissi. «Non ti hanno ucciso».«Esiste una tortura peggiore di questa?» ribatté lui. «Esiste una tortura peggiore di dover dire tutto questo a mia moglie e a mio figlio?».La donna venne a sedersi accanto a lui e levò qualche fogliolina dalla sciarpa che gli avvolgeva la testa. Mi disse che dopo l’attacco suo marito non ragionava più come prima.«Grazie a Dio abbiamo nostro figlio, e lui sta bene. Ho spiegato a mio marito che Amma non c’è più e che dobbiamo pensare al futuro. Ma lui non riesce a liberarsi da quel che ha visto». [...]Quando tornai in quello stesso campo molto tempo dopo e chiesi allo sceicco di aiutarmi a ritrovare quella famiglia, l’uomo se n’era andato e sua moglie non si ricordava di me. Sembrava più svanita di prima. Aveva ancora suo figlio, che a quell’ora era alla scuola del campo. Ero tornato perché quella storia che l’uomo non riusciva a scacciare dalla sua mente adesso era finita nella mia mente, e si mescolava ad altre storie nei miei sogni, svegliandomi praticamente ogni notte. Pensavo che parlare con lui potesse aiutare entrambi, ma lui era andato via, forse a combattere, a mettere fine alla sua vita, come stavo facendo anch’io, alla mia maniera.







L'AUTORE, Catturato e liberato nel 2006 negli Usa è una voce dall’inferno del Darfur, la regione sudanese che dal 2003 è teatro di un feroce conflitto tra la locale maggioranza nera e la minoranza araba (maggioranza nel resto del Paese) appoggiata dal governo centrale di Khartum. Si intitola Il traduttore del silenzio (ed. Piemme, pp. 218, EUR 14,50) la drammatica testimonianza di Daoud Hari. Di etnia zaghawa, 33 anni è fuggito in Ciad dopo aver visto bruciare il suo villaggio nel Darfur da parte degli janjaweed, miliziani arabi filogovernativi. Mentre altri rifugiati (circa due milioni hanno varcato in questi anni il confine ciadiano) sono poi tornati a combattere in Darfur, Daoud Hari ha fatto una scelta diversa: conoscendo l’inglese, conoscendo bene il territorio e la sua gente, si è offerto come interprete e guida per giornalisti e delegazioni straniere nella sua terra martoriata, dove è potuto rientrare spacciandosi per ciadiano. In una di queste missioni, con il giornalista-scrittore americano Paul Salopek, due volte premio Pulitzer, è stato catturato nel 2006. Accusati di spionaggio, dopo un processo farsa i due sono stati liberati grazie all’intervento degli Stati Uniti, sollecitato da una vasta mobilitazione animata tra gli altri da Bono degli U2.

IL DENARO QUESTA STRANA SCHIAVITU'


Ogni giorno siamo bombardati di parole come crisi, recessione, debito pubblico, tassi d'interesse che salgono e che scendono; ma cosa significano tutte queste terminologie, che influiscono sulla nostra vita in termini economici (soldi)? Che cos'e' il denaro e che funzione ha veramente?



Seppur sia un settore ampio e allo stesso tempo complesso, cerchiamo di esporre nella maniera piu' chiara possibile il suo significato reale, ananlizzandone la sua evoluzione fino ai giorni nostri..

In principio le monete non esistevano e le popolazioni nel commercio utilizzavano la tecnica del baratto, ovvero uno scambio di merci; il valore di un prodotto (grano, frutta, legna ecc..) veniva stabilito in base al'impiego del lavoro umano per la sua creazione, legato da sempre alle condizioni ambientali e quindi alle anichissime leggi dell'universo.
Una volta infatti si era coscienti delle funzioni vitali del sole, delle pioggie, di quello che ci da la vita insomma; un periodo di siccita' incideva in manir non indifferente per il commercio: cosa avrebbe causato, ad esempio, una diminuzione della produzione del grano? Meno impiego di forza lavoro e meno grano a disposizione, che si sarebbe tramutato in un aumento del suo valore (non un valore in denaro, perche' esso non esisteva, bensi' al suo valore rapportato ad un altro prodotto: se 100 kg di grano venivano scambiati per 10 cavalli, la modifica sarebbe potuta essere la seguente: 100 kg di grano per 10 cavalli e 50 kg di riso).

Tutto il commercio era reale, in continuo cambiamento e sottostava alle uniche vere leggi..quelle della natura e della vita stessa!!
Nelle varie epoche le comunita' se ricordate erano coordinate da Faraoni, Imperatori, Nobili, Famiglie Reali e uomini Religiosi..(viviamo di democrazia nei soli ultimi 50 anni!!!). Essi oltre ad occuparsi di faccende politiche finalizzate da sempre al potere e al controllo dei vari popoli, davano loro anche un'immagine di ricchezza, di benessere, di salute..oro, argento, materiali preziosi, banchetti, feste a palazzo..tutti personaggi che davano a vedere oggetti come anelli, collane, abiti ricamati, supportati sempre da un'ottima salute.
L'uomo comincio' lentamente ad idealizzare il potere e superiorita' nei soli termini del possesso di ricchezza..fu forse l'inizio di quello che noi chiamiamo materialismo?

Con questa tecnica le popolazioni furono lentamente indotte a pensare che l'oro, l'argento e tanti altri metalli potessero metter fine alle sofferenze umane, ai periodi di carestia, alla poverta'..

Si comincio' ad introdurre cosi' delle monete di oro o di altri materiali preziosi al fine di regolare gli scambi commerciali e che via via si sarebbero sostituite al valore del prodotto in se' (esempio del grano).
Finamente anche "gli uomini normali" potevano ambire a quella ricchezza che avevano sempre visto da lontano..potevano toccare con mano tutto quello che da sempre avevano sognato..il disegno invece era gia' ben chiaro!!!










Con la nostra evoluzione si sono sviluppati i commerci, gli scambi e con essi anche la coniazione delle monete e la sua immissione nel mercato, sempre regolata dai vertici di ogni impero, di ogni Stato e di ogni Regno..chi decideva erano sempre gruppi di poche persone.

La ricchezza in denaro, a dispetto di quella interiore di ogni individuo, provoco' competizione fra la gente, avidita', concorrenza, portando cosi' gli esclusi dalla gara a rincorrere questo mito attraverso furti e rapine, tutti finalizzati all'ottenimento di quella ricchezza..si crearono divisoni tali fra le persone, che nella mente umana nacque un desiderio di protezione dai malvagi, dalle persone cattive che rubavano, uccidevano.
A chi spetto' la soluzione del problema per rendere finalmente "sicure" le vite e i risparmi delle persone? Sempre, come da copione, ai vertici, a chi prima ha permise tutto cio'.







Pensarono bene di inventare le prime banche, i primi caveau dove proteggere la ricchezza accumulata dal popolo. Le banche cominciarono cosi' a ritirare tutto l'oro e le monete preziose, in cambio di un buono che garantiva l'effettiva quantita' di oro e di preziosi depositati.
Comincio' un lento processo di cambiamento in quello che la gente idealizzava sotto forma di ricchezza, le monete cominciarono a sparire per dar spazio a questi buoni, coperti dalla banca di ogni rispettivo Stato o Regno.

E come la storia non ci insegna Camillo Benso Conte di Cavour si occupo' in Italia di tutto questo. Era proprietario dell'unica Banca Piemontese del tempo e fu lui, dopo l'Unta' d'Italia, a ritirare lentamente il denaro prezioso in circolazione, per dar spazio alle prime Lire che dovevano essere uguali per tutta Italia. I materiali utilizzati non furono piu' cosi' preziosi e successivamente si introdussero le banconote di valore ancora minore per il costo della loro creazione..dalla Lira all'Euro a pensarci hanno fatto la stessa cosa (fra due pezzi di carta che no valevano gia' piu' nulla).

Negli ultimi 200 anni si sono modificati confini, ideologie e quello che noi intendiamo per benessere, ma il controllo e la gestione di tutto il mondo economico finanziario che influisce su di noi e' rimasto tale.
Oggi la creazione di moneta in area Euro spetta solo ed esclusivamente alla Banca Centrale Europea (BCE) che al suo interno e' composta in percentuale (%) dalle Banche Centrali degli Stati aderenti all'Ue (Banca d'Italia per l'Italia).
Ricordiamo che questi organi sono indipendenti dallo Stato (e quindi noi) e la loro funzione appunto e' quella di creare banconote che tramite le Banche sul territorio vegono immesse nel mercato (mutui, prestiti, fianziamenti...). In base a questo potere dunque le Banche Centrali hanno il controllo di quella che viene chiamata inflazione (la quantita di banconote che circolano in uno Stato e che vanno a modificare i prezzi dei podotti finali..piu' potere d'acquisto e prezzi che salgono) e quindi detengono la nostra possibilita' di spendere o meno.
Decide inoltre i tassi d'interesse (recentemente sul giornale si leggeva di "tagli ai tassi d'interesse"per incrementare l'economia.), che vanno ad influire sulle rate dei mutui e dei prestiti e quindi sulla nostra vita
Gli Stati hanno perso nel tempo la loro sovranita' monetaria (controllo e gestione della propria moneta) ed anche in Italia i politici in merito a economia e finanza non possono decidere nulla, bensi' regolare le decisioni altrui.
La Banca d'Italia e' un istituto privato composto dalle principali Banche che operano sul territorio italiano, assicurazioni e altri istituti e la lista dei partecipanti e' stata pubblicata solo un paio di anni fa. Potete controllare:

http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_d%27Italia
http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Centrale_Europea

Inoltre oggi, nel momento in cui una Banca concede un mutuo, si limita solamente a scrivere l'importo sul nostro conto corrente.. I soldi non li hanno, non li fabbricano, ma li chiedono in prestito a loro volta alle Banche Centrali che applicano loro il Tasso Ufficiale di Sconto mentre gli Stati si indebitano sempre di piu'. Il debito pubblico americano ad esempio e' il debito pubblico piu' alto del mondo.

E se un bel giorno questa BCE decidesse di non stampare piu' banconote? Forse questo non accadra'..meglio schiavi del debito che poveri ma liberi!! Ma se dovesse succedere, saranno forse i politici ad intervenire per conto nostro, magari con titoli di stato o bond di vario genere a garanzia (Aaaargentina??)?

La nostra incoscenza ha permesso negli ultimi due secoli di concentrare il potere economico e finanziario nelle mani di poche persone, che, riassumendo, hanno regolato e curato in maniera impercettibile le grandi crisi finanziarie, i finanziamenti agli Stati per lo scoppio di guerre e in ultimo il seguente sviluppo economico. E' tempo di capire chi gioca con le nostre vite, chi manipola le nostre possibilita' e si cela invisibilmente dietro istituti di credito, politici e grandi statisti..svegliamoci!!!









Il Professor Giacinto Auriti si espone





con l'Europarlamentare Giulietto Chiesa











http://it.wikipedia.org/wiki/Signoraggio
http://it.wikipedia.org/wiki/Sovranit%C3%A0
http://it.wikipedia.org/wiki/Moltiplicatore_monetario
http://www.signoraggio.it/







mercoledì 1 aprile 2009

LA BUSA E IL "SI" AL "PATTO MARONI"..PERCHE?!

Abbiamo preso con rammarico che anche i comuni di Riva Arco Torbole e Molina hanno recentemente sottoscritto il “PATTO MARONI”, al fine di rendere il Garda “sicuro”.
Il nostro interrogativo non riguarda il documento in sé, bensì ai risvolti che esso potrebbe avere sul nostro territorio.

Dall'articolo non appare infatti ancora chiaro come esso verrà applicato nella pratica di tutti i giorni ma, dai principali punti esposti dal Ministro, emergono alcuni aspetti e dichiarazioni degni di valutazione; innanzitutto una frase: “Tavolo mensile, farò come a Caserta contro i Casalesi”. L'articolo poi menziona varie lotte, fra cui quella alla prostituzione, alla criminalità diffusa, alle stragi del sabato sera, alle devianze giovanili e chiude con alcune possibili proposte per il futuro: chiusura anticipata dei locali, sistemi di videosorveglianza, intensificazione dei controlli su strada e dei servizi di vigilanza, con delle verifiche mensili sul territorio da parte del Ministro in persona.

Comprendiamo la paura ed il bisogno di sicurezza del Ministro Maroni, ma riflettendo, se volgiamo uno sguardo alla nostra “Busa”, ci troviamo davvero in una condizione di vita così allarmante? Ritornando al duro paragone del Ministro, se i Casertani hanno i Casalesi, anche noi siamo divisi in buoni e cattivi? Magari in Altogardesani e Busaioli? Dov'è tutta questa criminalità di cui siamo malati? Inoltre leggendo da anni le notizie sui principali quotidiani locali e vivendo il territorio da sempre, consideriamo la nostra zona un luogo più che tranquillo e sicuro allo stesso tempo, con un controllo da parte delle Autorità già eccellente su tutti i fronti di criminalità, volti sempre alla sicurezza del cittadino.

Riteniamo così che un'ulteriore iniezione di repressione da parte delle Autorità e di altri nuovi ipotetici organi di controllo istituiti, sia un investimento economico e di forze superfluo oltre che un intralcio al lavoro degli attuali organi competenti.

Noi deleghiamo la classe politica a prendere delle decisioni che finiscono poi per regolare la nostra vita di tutti i giorni, diamo loro anche parte del denaro che guadagnamo, che hanno il compito di amministrare, gestire e spendere per il nostro bene, per migliorare le nostre condizioni di vita.

Riteniamo che eventuali soldi e l'impegno umano destinati a questo progetto, andrebbero investiti in servizi di pubblica utilità che si avvicinino alle reali esigenze dell'individuo. Un esempio potrebbe essere il servizio di bus navetta notturno che collega le principali destinazioni notturne: la comprensione al posto della repressione permetterebbe non solo di salvare la vita a conducenti incoscienti che oltre a rischiare non solo la propria vita, si vedrebbero ritirata la patente in caso di controllo, con conseguente danno morale ed economico. Inoltre non danneggerebbe il lavoro dei locali e delle discoteche con limitazioni o peggio, chiusure anticipate. Pensiamoci..pensateci..