lunedì 26 ottobre 2009

NO INCENERITORE!! L'ESEMPIO DI VEDELAGO PER NON INCENERIRCI

Ed eccola finalmente la possibile alternativa all’inceneritore di Trento! Stiamo parlando di una piattaforma ecologica (o centro di riciclo) che, se realizzata, permetterebbe non solo la separazione, ma anche il riciclaggio quasi totale dei rifiuti.
Questo quantomeno è quello che troviamo oggi nel comune di Vedelago (TV): un centro di riciclo che arriva a recuperare il 98.5% dei rifiuti ed il centro più all’avanguiardia d’italia, più studiato e gettonato nell’ambito della tutela ambientale.






E questo signori significa “RICICLAGGIO TOTALE!!
Qui di seguito pubblichiamo l’intervista alla Dott.ssa Carla Poli, rilasciata a Daniel Tarozzi e pubblicata sul sito
www.terranauta.it oppurte al link seguente:


La fautrice di questo progetto virtuoso, che pone a tutti gli effetti un’alternativa allo smaltimento tramite combustione (inceneritore) o sotterramento (normali discariche), è la Dott.ssa Carla Poli, che ad oggi non definisce più il materiale che ritira come “rifiuto”, bensì come “risorsa”.

Gli aspetti da evidenziare in questo nuovo panorama sono molteplici, e vanno dall’impegno delle famiglie, alle modalità di ritiro dei ritiuti ed infine al riciclo, e quindi alla professionalità di chi lavorerà nel centro: ci dovrà essere infatti una divisione più precisa possibile da parte del cittadino, inoltre i Comuni dovranno attivarsi per una raccolta “porta a porta” puntuale e ben organizzata, evitando di comprimere troppo i materiali raccolti; una volta arrivati in questo nuovo centro di riciclo infatti, tutti i rifiuti saranno fatti scorrere su rulli, dove il personale si attiverà per dividere quello che è sfuggito ai controlli precedenti. Così facendo la percentuale del riciclato salirebbe indicativamente all’80%, mentre dal rifiuto secco residuo, si ricaverebbe la sabbia sintetica, un materiale riutilizzabile nell’ambito ’edilizio.

“Io non voglio più nemmeno chiamarli rifiuti, per me sono materiali”. Queste parole sintetizzano meglio di qualunque altra il pensiero che in questi anni ha animato Carla Poli, titolare del Centro Riciclo Vedelago, situato in provincia di Treviso.
“In questi anni ne abbiamo dovuti affrontare di ostacoli!”, assicura al pubblico venuto ad assistere alla due giorni sui rifiuti organizzata dalla Macro Edizioni.
“Ma adesso ci stanno richiamando tutti”.Eh sì, persino in Italia, seppur lentamente, si sta insinuando la logica della raccolta differenziata e della riduzione dei rifiuti.

 Ma Carla Poli è già oltre, e non vuole sentir parlare di rifiuti nemmeno per il cosiddetto residuo secco, quello cioè che avanza una volta separato l’umido dalla plastica, dal metallo, dall’alluminio e dalla carta. Per lei il rifiuto non esiste. Al suo posto una straordinaria risorsa, nonché un’opportunità di business tutta da sfruttare.

Ma andiamo con ordine. Il Centro di Riciclo di Vedelago si occupa di separazione e riciclaggio di rifiuti. Non sembrerebbe nulla di straordinario, ma la peculiarità di questo impianto è data dalla percentuale di rifiuti che riesce a riciclare. Circa il 99%.
Sembra impensabile in un’epoca contrassegnata dall’invasione della spazzatura nelle strade di Napoli, dalle difficoltà crescenti incontrate dalle diverse amministrazioni per aprire nuove discariche e dalle polemiche (motivate) che sempre più si accompagnano alla presenza degli inceneritori. Impensabile, eppure reale. Certo, siamo nel nord-est, nell’Italia del fare. Eppure...
È la stessa Carla Poli ad infuriarsi quando le amministrazioni da lei contattate le dicono che il contesto culturale non permette risultati analoghi in altre regioni d’Italia
. “La gente non è mica stupida! I sindaci dicono ‘qui da noi non c’è la cultura’. Io dico: signor sindaco lei sta dando del deficiente ai suoi cittadini! Non credo che nel suo paese le persone non sappiano distinguere tra un giocattolo e una bottiglia!”.Proprio dai cittadini e dalle amministrazioni che li governano deve partire il processo virtuoso proposto dal Centro di Riciclo Vedelago.
Perché il miracolo che Carla Poli propone si compia, infatti, è necessaria un’accurata separazione dei rifiuti, ma soprattutto una raccolta differenziata che sia mirata al riciclo.
Troppe volte, invece, si misurano le percentuali di raccolta, senza controllare, poi, quanti di questi “materiali” raccolti vengano effettivamente riciclati.




“Spesso più che di comuni ricicloni bisognerebbe parlare di comuni raccoglioni!” ha affermato la dottoressa Poli durante il suo intervento. “Quando si fa una raccolta differenziata finalizzata al riciclo bisogna capire perché va fatta, quali sono gli obiettivi, e intervenire quindi concretamente realizzando impianti adatti alle esigenze dell’utenza presa in considerazione. In molti, invece, fanno la raccolta e si fermano lì. Quando si decide di fare la raccolta differenziata per il riciclo, questa deve mirare al 100%. In questo caso, infatti, andremo a raccogliere l’umido attraverso gli impianti di compostaggio, i vari materiali in modo separato, ma soprattutto raccoglieremo in modo sensato gli imballaggi. Questi soggiacciono all’accordo nazionale ANCI-CO.NA.I. Ma molti sindaci non sanno neppure cos’è! Eppure l’ANCI è l’Associazione Nazionale Comuni Italiani! Questo accordo prevede che quando una persona va al supermercato e compra le bottiglie d’acqua, paga l’acqua, paga l’imballaggio e paga anche il costo per portare gli imballaggi all’impianto di riciclo! Lo paga già. Se poi nessuno si occupa della raccolta di quegli imballaggi, il cittadino paga due volte perché l’imballaggio finisce in discarica o nell’inceneritore”.



Basterebbe quindi far applicare le leggi e gli accordi già esistenti per incentivare notevolmente la quantità e la qualità del riciclo dei rifiuti e la contestuale eliminazione del bisogno di nuove discariche o inceneritori.
Nel caso delle proposte di Carla Poli, alle parole sono seguiti i fatti. La sua azienda è riuscita a realizzare, a Ponte nelle Alpi, un riciclo del 98,5% dei rifiuti raccolti. Ma non si è fermata qui. In questi mesi, infatti, sta cominciando ad operare in Sardegna, a Colleferro (a sud di Roma) e persino a Torre del Greco, che non è esattamente un paesino veneto.
Ma partiamo dal principio e vediamo come la dottoressa Poli ha risposto alle nostre domande.
Carla Poli, perché la vostra iniziativa è partita proprio da Ponte nelle Alpi?“A ponte nelle Alpi il comune si è mosso di buona lena. I cittadini sono venuti alle nostre riunioni e hanno capito le nostre motivazioni. Ci siamo detti, vabbé - siamo i primi - proviamo a vedere se ci arriviamo. È stata un po’ una sfida. Oggi a Ponte nelle Alpi fanno una raccolta differenziata che sfiora il 100% perché tutti i materiali raccolti, divisi per flussi, vanno a riciclo. Certo, dovranno ancora un po’ migliorare, bisogna sempre migliorare il mondo. Ma come inizio non è male....”
Partire dalla sensibilizzazione delle persone è quindi fondamentale. Per questo, oltre ad occuparsi degli impianti di riciclaggio, il Centro Riciclo Vedelago è impegnato in prima linea anche nella diffusione dell’informazione sul tema dei rifiuti, specie nelle scuole.

Che tipo di iniziative state portando avanti nelle scuole?“La scuola è da sempre la nostra avanguardia è lo strumento che noi usiamo per entrare nella società. Se nella scuola i bambini acquisiscono le cognizioni necessarie si fanno paladini in famiglia e nella società per la realizzazione della raccolta differenziata. Abbiamo quindi elaborato un progetto chiamato “Educare lo sviluppo sostenibile” che noi portiamo nelle scuole a nostre spese. Per noi questo è un investimento redditizio. Educando i bambini e tramite loro le famiglie, infatti, ci siamo trovati con rifiuti differenziati in modo consapevole e quindi - ad esempio - non ci sono più capitate le vaschette di plastica che hanno contenuto un pasticcio con mezzo pasticcio dentro o con la muffa sopra. Un rifiuto pulito è un materiale più facilmente ed efficacemente riciclabile. Queste piccole attenzioni da parte delle famiglie, quindi, ci fanno risparmiare.”



Cosa fate con i cosiddetti rifiuti indifferenziati?“A Ponte nelle Alpi, la frazione residua secca non la chiamiamo indifferenziata perché se uno dice indifferenziato già pensa alla discarica. Se invece dico frazione secca, composta per l’82 per cento da materiale plastico, è cosa ben diversa: giocattoli, attaccapanni, carta del prosciutto. Quello è il secco! E perché devo seppellirlo visto che è roba buona e me la pagano?”




Come vi ponete rispetto alle altre iniziative presentate durante questo convegno come, ad esempio, quelle dei comuni a rifiuti zero?“Noi veniamo dopo. Cioè diciamo, se c’è il modo di risparmiare, di non produrre, di fare meno... va tutto bene; io non ho paura di rimanere senza lavoro perché, per quanto uno risparmi, ci sarà sempre qualcosa da riciclare. Questo qualcosa, questa frazione residua che viene conferita nel servizio pubblico, non si deve né bruciare, né seppellire, ma è tutta riciclabile. Ecco noi ci poniamo lì.”



NOTA
Centro Riciclo Vedelago riceve le frazioni secche riciclabili dei rifiuti urbani e assimilati, seleziona i materiali in base alla composizione merceologica, compie le operazioni necessarie per la riduzione volumetrica, gestisce la fase di destinazione in uscita delle singole tipologie di materiali che vengono consegnati a impianti di seconda lavorazione o a specifiche aziende che li impiegano nei loro cicli produttivi.

Queste amministrazioni, quindi, nella loro ignoranza, assegnano i fondi destinati alla raccolta di questi imballaggi ai trasportatori che però, per la loro intrinseca natura, hanno come prima finalità quella di impiegare poco tempo e “ottimizzare le risorse”, finendo quindi col far caricare molti rifiuti schiacciandoli e rovinandoli. Quando questi materiali arrivano all’impianto di riciclo sono molto danneggiati ed hanno così una frazione di scarto (non riciclabile) molto grande. 

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