giovedì 12 novembre 2009

LAGO DI GARDA: VENETO, A CHI TOCCANO I CONTROLLI? SCOPPIA IL CASO DELLE ALGHE

Articolo pubblicato il 22 luglio 2009 su L'Arena, quotidiano veneto. Anche se non recente, l'articolo ci sembra interessante, in considerazione di alcuni problemi di alghe che abbiamo avuto anche nella parte Trentina del Lago di Garda. Se non altro approfondisce alcune conoscenze in ambito ambientale!!



BALNEAZIONE. Sotto accusa le fioriture schiumose con striature verde-blu e verde-gialle, in fase di intensificazione: sopra un certo limite potrebbero essere tossiche; l’Arpav invita i sindaci a tenere d’occhio le rive, un’alta concentrazione potrebbe causare pericolo

Alghe potenzialmente tossiche nel Garda e sindaci invitati dall'Arpav (Agenzia regionale di prevenzione e protezione ambientale del Veneto) a monitorare le proprie spiagge e rive a causa dell'aumento massiccio della fioritura schiumosa, verde-blu e verde-giallastra, avvistata al centro del lago, al largo dei comuni di Garda, Castelnuovo, Peschiera e Lazise.Venerdì i sindaci di questi Comuni, ma anche di quelli di Bardolino, Brenzone e Malcesine, hanno ricevuto una lettera dal Dipartimento provinciale di Verona-Sistemi ambientali, siglata dal responsabile dell'Ufficio lago di Garda, Giorgio Franzini, che ha per oggetto «Sorveglianza algale nelle acque del lago di Garda. Fioriture di cianobatteri». Nella lettera si comunica che, dalla metà di luglio, è stato intensificato il «Piano di sorveglianza algale» in prossimità delle acque di balneazione del lago di Garda a causa di un incremento della densità di cianobbateri (o cianoficee - Anabaena lemmermannii), fitoplancton che potrebbe produrre tossine neurotossiche ed epatototossiche nella acque del Garda» e che, secondo quanto prevede il Ministero della Sanità «non deve superare, nelle acque di balneazione, il valore di 5000 cellule per millilitro (cinque milioni per litro) condizione di rischio non accettabile per i bagnanti».Il fatto che tale fenomeno si sia manifestato con formazione di striature e addensamenti di intenso colore verde-blu o verde giallastro accompagnati da schiume, indica che la presenza di questa fioritura algale è però elevata, come ha dimostrato il primo campionamento fatto il 16 luglio nel porto di Garda, mentre al centro della baia sono state trovate cloroficee (e poche cianoficee).La lettera indica poi le date degli altri campionamenti e rilievi visivi. Su quello del 16 luglio si precisa che è stato fatto in «zona portuale non balneabile» e che ha indicato «presenza di schiume e striature con livelli di cianobatteri, in particolare Anabaena lemmermannii, superiori ai 5000 cellule per millilitro». Ciò, però, è normale poiché nei porti si crea una risacca cui consegue una quantità di alghe molto elevata. Il secondo campionamento ha invece riguardato le «striature verdi» notate al centro della baia di Garda. «Dalle analisi», si precisa però che «i ceppi predominati sono risultati cloroficee», un'alga verde non tossicologica. «Ampiamente sotto la soglia di rischio non accettabile (5000 cellule per millilitro, ndr) i cianobatteri». Gli altri rilevamenti sono stati solo visivi. I tecnici dell'Arpav sono cioè solo passati in motoscafo, hanno notato le striature colorate, ma non hanno fatto le analisi. Analisi che sarebbero comunque superflue: l'intensità del fenomeno implica l'automatica presenza di cianobatteri in quantità massiccia e superiore ai 5000 cellule per millilitro. Tali avvistamenti sono stati fatti il 21 luglio, al largo del bacino nord-occidentale, e il giorno dopo a circa 800 metri dalla costa nel bacino sud orientale. Giovedì il «rilevamento visivo» è stato a 7-800 metri dalla costa di Castelnuovo, Lazise e Peschiera. Tutto ciò rende evidente che il «fenomeno delle fioriture algali è in fase di intensificazione e che in misura diversa i cianobatteri, principalmente del genere Anabaena, sono coinvolti» sebbene non abbiano finora interessato le acque di balneazione. A essere chiamati in campo sono i Comuni: la missiva premette che per legge «i controlli delle acque di balneazione non possono essere fatti da Arpav 24 ore su 24, ma solo dalle 9 alle 15». E precisa che la nota ministeriale indica che il superamento del valore delle 5000 cellule per millilitro in acque di balneazione è rischiosa per i bagnanti. Essendo le striature avvistate sempre più frequentemente, si sollecitano i sindaci a segnalarne l'eventuale presenza nelle zone di balneazione e ad interdirla, in via precauzionale, come consigliato dal Ministero. Le zone chiuse potranno essere riaperte solo quando, sulla base dei dati dell'Agenzia regionale di prevenzione e protezione ambientale del Veneto saranno ripristinate le condizioni di rischio accettabile.

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